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Mikaela: Progetto difficile ma non impossibile...

 

Dopo il gigante di apertura sull’ormai consueto ghiacciaio austriaco di Solden, che ha dato inizio alle danze e alla corsa per la conquista della CDM, in campo femminile  tutto sembrava essere ricominciato da dove le atlete ci avevano lasciato dopo le finali di Lenzerheide , con una Fenninger ancora grande favorita,  con una Shiffrin in grande crescita in gigante, capace di tenere testa all’austriaca sul difficile tracciato del Tirolo e con una Maze ancora a corrente alternata.
Una partenza così esaltante non poteva che lasciar presagire un monopolio dell’americanina in territorio lappone su quella Levi Black che già nella stagione precedente l’aveva portata sul gradino più alto del podio nella specialità che più ama.
L’attesa dunque era tutta per questa ragazzina terribile che a soli 18 anni è già riuscita a conquistare tutto quello che uno sportivo può sognare di vincere in un intera carriera.
Appena fuori dal cancelletto di partenza però già si notava come all’azione di  Mikaela mancasse quella brillantezza e quella velocità che l’avevano contraddistinta per tutta la stagione passata, tanto che dopo la prima manche, l’americana restava fuori dalle top 10 a 1.71 da una Maze rigenerata e con il dente avvelenato dopo la deludente prestazione di apertura sul ghiacciaio austriaco.
Durante l’intervallo tra la prima e la seconda manche tra le file americane trapela la notizia che la Shiffrin fosse rientrata dagli Stati Uniti solamente nella serata di mercoledì dopo un viaggio estenuante e che il Jat lag ne stesse condizionando pesantemente la prestazione.
Molti si aspettavano comunque una reazione di orgoglio della campionessa americana che però anche nella seconda manche, pur recuperando qualche posizione subisce e non poco il tracciato chiudendo la sua gara in 11° posizione che, per un’atleta abituata a vincere come lei, non è certo un risultato esaltante.
Potremmo dire che la Levi Black ci ha riconsegnato una Maze vicina ai livelli della stratosferica stagione dei record, in cui stravinse la coppa generale, e una Shiffrin un po’ più “umana” tra i pali stretti ma anche qualche interrogativo e perplessità sulla sua condizione fisica e mentale.
L’entourage dell’atleta ha, come dicevamo, dato la colpa della prestazione deludente al faticoso viaggio di rientro dall’america e al jet lag, alcuni però hanno sollevato anche altre possibilità che potrebbero anche non essere totalmente errate.
Tra le tante chiacchiere da rifugio proverei ad analizzare quelle che, obiettivamente, possono essere ritenute più concrete:
La prima ipotesi è quella relativa al progetto di polivalenza, è infatti risaputo che dietro a questa ragazzina spinge un progetto di polivalenza pensato con lo scopo di avere un’atleta che possa sostituire la Vonn, una volta ritirata dall’attività agonistica, sulle piste della cdm e nei cuori degli americani appassionati di questo sport.
Progetto difficile ma non impossibile visto l’incredibile talento di Mikaela, ma allo stesso tempo “pericoloso” se fatto con i tempi sbagliati. Alcuni vedono proprio in questo lungimirante progetto il colpevole della perdita di smalto dell’americana tra i pali snodati nella gara di Levi. E’ risaputo infatti che per arrivare ad essere competitivi nelle prove veloci la preparazione atletica deve essere basata molto di più sulla forza muscolare, indispensabile per resistere alle grandi forze che vengono a crearsi con l’elevata velocità, facendo passare un po’ in secondo piano quella reattività tipica dello Slalom e che, nelle ultime stagioni, ha permesso alla Shiffrin di vincere tutto diventando il suo punto di forza ma che, nell’ultima gara, è sembrata mancare togliendole anche un po’ di quella naturalezza nella sciata che le dava la possibilità di svincolare velocemente lo sci creando quella velocità che fino alla passata stagione le permetteva di ammazzare le gare.
Questo suo talento naturale le ha permesso nelle ultime 3 stagioni di vincere ben 9 gare di coppa del mondo in slalom, 2 coppe di specialità e di essere incoronata campionessa iridata e olimpica sempre in slalom speciale, palmares invidiabile per una quasi diciannovenne e proprio da questi numeri parte la seconda ipotesi.
C’è chi pensa che nonostante il grande talento la Shiffrin non possa essere paragonata mentalmente alla Vonn sempre affamata di nuove vittorie e in cerca di nuovi traguardi da raggiungere alcuni, infatti, pensano che il calo patito dalla giovane atleta del Colorado sia dovuto ad un appagamento per gli obiettivi già raggiunti e da una mancanza di stimoli che l’avrebbero portata a perdere un po’ di quella sana voglia di vincere sempre.
Tra le tante ipotesi avanzate nei giorni successivi alla gara di Levi queste due opzioni sono quelle che più potrebbero essere ritenute concrete per spiegare la battuta a vuoto della giovane campionessa americana.
 Alcune volte però ci dimentichiamo che dietro a questo straordinario talento, nonostante dimostri ad ogni gara una maturità da veterana, c’è pur sempre una ragazzina di non ancora 19 anni che da 3 stagioni ormai macina pali su pali in allenamento e in gara senza aver mai sbagliato una manche.  Anche le veterane sbagliano, la Maze di Solden lo ha dimostrato, una gara a vuoto puo’ capitare a tutti e a 18 anni è più che comprensibile purché la reazione arrivi tempestiva già dalle prossime gare.
Il circo bianco ora parte per la trasferta Americana e chissà che l’aria di casa non riesca a rigenerare Mikaela ridandoci la possibilità di godere delle sue spettacolari manche.
 La curiosità di capire se la gara di Levi è stata una semplice battuta a vuoto o se invece si dovrà cominciare a parlare di un caso Shiffrin è tanta… alle gare americane l’ardua sentenza !!!


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